Il Sentiero dell’Antica Pieve è un itinerario che si sviluppa su una piccola collina in località Pievebelvicino, nel territorio del comune di Torrebelvicino.
Il sentiero nasce grazie ad un un progetto di alternanza scuola-lavoro dell’ITET “Pasini” di Schio, il cui scopo era coinvolgere gli studenti nella valorizzazione del proprio territorio, e presenta molteplici interessi di carattere storico, ambientale e di archeologia industriale.
SENTIERO DELL’ANTICA PIEVE: IL PERCORSO
Partenza: Pievebelvicino
Durata: 1.30 ore circa
Distanza: 2,3 km
Dislivello: 150 m
La matrice di partenza è la Chiesa di Santa Maria a Pievebelvicino, antica pieve di Belvicino. Fino al XIII secolo questo luogo era chiamato Ascledum e costituiva un centro religioso con un’estensione ben oltre la Valle del Leogra. Le sue tre prerogative “il battisterio, l’altare e le tombe” sono ricordate in un’iscrizione posta nell’atrio. Il fonte battesimale bassomedievale è ancora conservato al suo interno.
Salendo dalla piazza e percorrendo via Borgofuro, dopo circa un centinaio di metri, sulla destra si imbocca la strada che conduce al castello di Belvicino.
Poco più avanti, seguendo la comoda mulattiera sulla destra, si arriva al leggendario Buso della Regina, un vano sotterraneo che racchiudeva una cisterna finalizzata alla raccolta dell’acqua sorgiva, la quale fungeva anche da cantina. Questo sito è fonte di varie leggende legate al “sotterraneo volto”: una via nascosta sottoterra, attraverso la quale gli abitanti del villaggio e i chierici della pieve potevano raggiungere il castello per rifugiarsi all’interno delle sue mura in caso di pericolo.
Proseguendo oltre il Buso della Regina inizia la parte più ripida del sentiero, lungo la quale si riesce a scorgere con attenzione alcuni tratti del famoso passaggio segreto.
Al termine del passaggio si vede un’angusta apertura che si immette in una cavità naturale nascosta dal fogliame. Quest’ultima è la cosiddetta Grotta dell’Acqua, utilizzata al tempo per l’approvvigionamento idrico del castello.
Proseguendo lungo il sentiero si arriva alla sommità del colle, dove si possono trovare i resti del Castello Vescovile di Belvicino, costruito nel X secolo all’epoca delle scorrerie degli Ungari, e poi smantellato e “rovinado” dalla Serenissima nel 1514.
Il panorama da qui è notevole: permette di abbracciare con lo sguardo da Monte Raga sulla destra fino a Magrè, Schio, Poleo, Santorso, al Summano e ben oltre.
Alle spalle invece, ci sono i monti che delimitano la Val Leogra: M. Enna e Novegno a nord, i vicini M. Naro, Cengio, Civillina, Varolo, Scandolara e Castrazzano da ovest a sud e, più lontano, verso ovest, il Pasubio, il Sengio Alto e il Carega.
SENTIERO DELL’ANTICA PIEVE: DISCESA DAL MONTE CASTELLO
Dal castello l’itinerario prosegue in discesa. Al tornante, si abbandona il sentiero deviando sulla destra.
Poco più avanti si incontra una roccia con alla base una cavità dalla forma squadrata. Il bordo superiore presenta un incavo nel quale potevano essere incastrate due lastre di pietra: molto probabilmente si tratta dei resti di un’antica sepoltura.
Continuando il cammino si arriva ad un’area fortificata di grande interesse storico, caratterizzata dalla Bastìa: una costruzione inglobata nella cinta esterna delle mura con funzioni di difesa e vigilanza che poteva, in caso di pericolo, offrire riparo agli abitanti del borgo. L’edificio, adattato a casa rurale con stalla e fienile, continuò ad essere abitato anche dopo la distruzione del castello e fu abbandonato definitivamente solo alla fine degli anni sessanta del ‘900.
Da qui si gode una bella vista sulla Val dei Mercanti e sul Monte Varolo, da cui si staccò, il 20 marzo del 1901, un’enorme frana che sommerse l’intera contrada Val Mercanti.
Poco lontano si scopre anche una voragine che si apre nella roccia: è il fornello della sottostante Miniera.
Discendendo dalla bastìa si prende quindi il sentiero sulla destra che costeggia il versante ovest del monte. Una breve deviazione eventualmente può essere fatta per raggiungere quanto resta della chiesetta di S. Rocco (1631).
Proseguendo invece lungo via Castello si notano sulla destra i ruderi degli impianti della concessione mineraria Castello e, dopo breve tratto, si arriva alla piccola centrale idroelettrica di Rillaro, sulla roggia.
Giunti sulla strada che collega Torrebelvicino e Pieve, incontriamo, sulla sinistra, il pilone della fune teledinamica: struttura per la trasmissione di energia meccanica e ormai solitario esempio di archeologia industriale.
Sulla destra, poco prima di ritornare al punto di partenza, si trova l’ingresso al rifugio antiaereo, scavato ampliando una precedente miniera nella roccia del monte Castello durante la seconda guerra mondiale, ad uso dagli operai del vicino Lanificio Rossi e dalla popolazione di Pievebelvicino.
Il percorso si conclude tornando alla chiesa di Santa Maria.
Contenuti e foto a cura di: http://www.prolocotorrebelvicino.it/