L’itinerario storico-naturalistico Contrà dei Mulini nella Valle di Sotto a Lusiana, si snoda tra bellezze naturali e opere dell’uomo. Qui ci si rende subito conto di trovarsi in un ambiente che conserva quasi integri nel tempo gli elementi di un’antica organizzazione del territorio e delle sue risorse.
Il percorso a piedi permette di avvicinarsi lentamente e di tuffarsi in un ambiente che riporta a tempi ancestrali, quando i mulini servivano per macinare il grano, i pestarini per brillare l’orzo, i magli per battere il ferro e la segheria per fare travi e tavole.
Durata: 1 ora circa, più il tempo per eventuali visite.
Itinerario completo
Partendo da Valle di Sopra, la terra del Sanguanelo, si scende e si incontra contrà Rigine dove un tempo esistevano tre mulini e un pestarino; ora resta soltanto il pestarino con la ruota idraulica esterna a cassette.
Da qui inizia il saliso, vecchio sentiero lastricato in sasso e delimitato da muri a secco, che conduce ad una caratteristica contrada la quale conserva resti di mulini ed un forno comunitario per il pane.
Si prosegue fino a Valle di Sotto dove è possibile visitare il mulino ripristinato ed il maglio.
Il Mulino Garzotto
Il mulino è l’unico intatto della zona, ricostruito da Amedeo Garzotto negli anni ’80 e conservato tale e quale dei secoli passati. Probabilmente risale al ‘500. E’ un luogo suggestivo, che suscita emozioni, e quasi un senso di soggezione. Oggi è visitabile contattando l’Associazione Lusàan ar spilar natura. Ricordare che tutti i siti della contrà sono privati e quindi visitabili a discrezione.
Qui è conservato tutto intatto: gli attrezzi, gli spazi, gli impianti. I possenti ingranaggi, tutti di corniolo, legno particolarmente duro per reggere la forte trazione, colpiscono per la tecnica e la bellezza. Sono lavorati a mano, con la menàra.
Uscendo e girando attorno all’edificio verso sinistra si può vedere la ruota che faceva girare alternativamente le due macine da sorgo e da frumento, perché non c’era abbastanza acqua per farle andare contemporaneamente.
Ritornando sul sentiero lungo la rosta, vicino ala chiusa si può vedere una piccola lastra di pietra che serviva per lavare i panni.
Il maglio
Un antro enorme, dove si facevano gli attrezzi da lavoro, menàre, cortelassi, picchi, forconi, zappe, che ha lavorato fino agli anni ’50. C’è un grande camino, la fucina su cui ardeva il carbone per il fuoco intenso che occorreva a scaldare il metallo; su di essa arrivava dall’esterno aria forzata, attraverso un tubo regolabile, prodotta dalla caduta dell’acqua in una botte, per tener ardente il carbone quando si batteva il ferro. Un sistema ingegnoso, che ancora una volta utilizzava le risorse naturali, come la forza dell’acqua.
Il maglio, o martello, messo in movimento da una ruota idraulica, era la lunga trave con una testa di ferro all’estremità, che batteva sulle lastre di metallo caldo per ridurne lo spessore. Fuori dalla porta posteriore del maglio, accanto alla ruota che azionava il martello, c’era una seconda ruota che faceva girare una mola per affilare gli attrezzi. La mola stava dentro ad una baracca di legno isolata dal resto dell’edificio. Questo maglio serviva tutto il circondario, dall’altipiano alle propaggini della pianura, l’unico dei Sette Comuni.
Come arrivarci:
Per saperne di più sulla Valle dei Mulini visita il sito del Museo Diffuso di Lusiana.
Contenuti tratti da Sentieri tra i mulini di Lorena Ida Garzotto.