C’è un’Italia che si scopre in sella, a ritmo lento, dove ogni salita e discesa racconta una storia e ogni tappa è un’esperienza. È l’Italia del cicloturismo, che nel 2024 ha superato ogni aspettativa: 89 milioni di presenze, +54% rispetto all’anno precedente, con un impatto economico che sfiora i 10 miliardi di euro. A dirlo è il Rapporto Isnart– Legambiente 2025, che fotografa una tendenza in piena corsa.
E nel cuore di questa nuova geografia del turismo lento, la Pedemontana Veneta e Colli emerge come un laboratorio naturale per creare un prodotto turistico maturo, identitario, radicato nel territorio e capace di guardare lontano.
Un territorio che ha tutto: ora serve cucire i pezzi
Strade secondarie poco trafficate, paesaggi che si susseguono tra colline e pianure, una rete diffusa di attività locali pronte ad accogliere. La Pedemontana ha tutte le caratteristiche ideali per diventare una destinazione cicloturistica di riferimento: natura, enogastronomia, storia, bellezza discreta e silenziosa. Ma perché questo potenziale si trasformi in un’identità riconoscibile, serve costruire un progetto condiviso.
Occorre passare dalla somma di singole eccellenze – cantine, agriturismi, percorsi – a un prodotto integrato e coerente, pensato per chi viaggia in bicicletta ma anche per chi cerca un’esperienza autentica, fatta di paesaggi, incontri, scoperte lente e profonde.
Chi è il cicloturista?
Il profilo del cicloturista che attraversa l’Italia – e sempre più spesso anche il Veneto – è chiaro: ha tra i 30 e i 44 anni, spesso appartenente alla generazione dei millennial, viaggia in coppia o con amici, ma cresce anche la quota di chi pedala in solitaria.
Si tratta di una utenza consapevole e con buona capacità di spesa: la spesa media giornaliera supera i 130 euro per i visitatori stranieri, tra alloggio, ristorazione, acquisti e attività sul territorio. Un pubblico che cerca esperienze genuine, qualità dell’accoglienza e soprattutto emozioni da vivere… e da raccontare.
Un laboratorio per un turismo nuovo
L’opportunità non è solo economica: è culturale. Il cicloturismo porta con sé un’idea di viaggio più attenta, più sostenibile, più rispettosa del territorio. È un pubblico che sceglie con cura, che torna, che racconta, spesso influenzato dai social e dal passaparola digitale.
“La Pedemontana Veneta ha tutte le carte in regola per diventare un laboratorio del cicloturismo,” dichiara Nicolas Cazzola, Presidente dell’OGD Pedemontana Veneta e Colli. “Parliamo di un territorio che unisce paesaggio, storia e saper fare, ma soprattutto una rete di persone e imprese che vogliono costruire insieme un futuro turistico sostenibile. La sfida non è solo attrarre nuovi visitatori, ma creare un’offerta coerente, autentica, capace di lasciare un segno. Il cicloturismo è la strada giusta: non è una moda, ma un’opportunità concreta per raccontare la nostra identità con uno sguardo lungo.”
Raccontare storie, non solo percorsi
Oggi, comunicare il territorio è importante quanto progettarlo. I cicloturisti non cercano solo strade da percorrere, ma emozioni da vivere e condividere.
E qui entra in gioco la comunicazione: servono storie vere, immagini potenti, esperienze che si raccontano da sole. Le piattaforme social – Instagram, TikTok,
Facebook – sono alleate preziose: non basta che un luogo sia bello, deve essere raccontabile.
Pedalare insieme verso una visione comune
Il messaggio è chiaro: il cicloturismo non è una moda, ma una possibilità concreta per il futuro del turismo locale. La Pedemontana, se accompagnata da una strategia condivisa, può diventare un riferimento nazionale, capace di attrarre, accogliere e far innamorare chi la scopre su due ruote.
Serve collaborazione tra istituzioni, imprese, associazioni e cittadini.
Serve visione. Serve crederci. E oggi, più che mai, è il momento giusto per farlo.